Sono passati sei mesi dalla parziale privatizzazione della Royal Mail, la simbolica compagnia delle poste britannica, ed ora l'azienda ha annunciato il taglio di 1,600 posti di lavoro, con la creazione di 300 "nuove posizioni" che seguiranno dalla ristrutturazione interna dell'azienda. Le riduzioni del personale non riguarderanno i "postini", ne' il personale di smistamento ed i trasportatori, ma quadri e dirigenti. L'obiettivo sara' quello di risparmiare circa 50 milioni di sterline. Con il piano aziendale in corso l'azienda si prepara ad affrontare la seconda tornata di vendita di azioni, che e' prevista entro la fine di quest'anno, quando e' prevista la cessione del secondo pacchetto di azioni del governo.
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Successo per la valuta locale. In tempi di crisi e di progetti indipendentisti scozzesi, tutto va localizzandosi, inclusa la valuta. E cosi', dopo vari esperimenti, nel 2012 Bristol ha lanciato la sua valuta, simile all'episodio italiano del Napo partenopeo, con banconote dal look avvenieristico (quella da £5 sterline ritrae un giovane che compie dei graffiti). I tagli sono simili a quelli della sterlina originale, ma includono anche la banconota da 1 sterlina, atta a voler migliorare il valore reale della sterlina (progetto simile mai entrato in produzione era quello della banconota da 1 euro). Contro l'inflazione, ma anche a favore del consumo locale (molti negozi infatti offrono sconti ai clienti che pagano con Sterline di Bristol). E intanto gli anni passano ed il successo della valuta ha scoraggiato i detrattori della sterlina locale. In arrivo la nuova moneta da una sterlina. fara' parte dei nuovi piani contro la contraffazione.3/24/2014 La Royal Mint, la zecca britannica, si prepara a pensionare la mitica moneta da una sterlina, introdotta per la prima volta nel lontano 1983, e che ora, dopo 30 anni di onorato servizio, inizia a soffrire il virus della contraffazione. Troppo semplice, dicono gli esperti, tanto che una moneta su 33 circolanti e' falsa, una percentuale troppo alta per essere tollerata. E cosi' ecco pronta la nuova moneta da una sterlina, che avra' dodici facce e sara' bicolore (molto simile alla moneta da 2 sterline). Su una faccia ci sara' la regina, mentre l'altra avra' un disegno scelto tramite concorso. Questa e' una delle misure in atto per la lotta alla contraffazione. Un altro provvedimento sara' quello di introdurre le banconote di plastica (sul modello australiano) entro il 2017. Altro cambio, ma solo di natura stilistica sara' quello della persona sulle banconote da 10 sterline, dove la scrittrice Jane Austen prendera' il posto di Charles Darwin. Secondo il Global Financial Centres Index, l'indice mondiale dei centri finanziari, c'e' aria di cambiamento in vetta. Per la prima volta dal 2007, anno in cui l'indice fu iniziato, New York ha registrato il primato mondiale su Londra. Londra non e' stato poi l'unico centro finanziario del Regno Unito coinvolto. Il secondo centro infatti, Edimburgo, e' scivolato dalla 15esima posizione nel 2007 alla 64esima nel 2014 (addirittura dopo Mauritius). Un vero e proprio tracollo. La Gran Bretagna insomma non e' piu' cosi' sicura per gli investimenti finanziari. Segno di un declino europeo sempre piu' inesorabile, reso ancora piu' rapido dal disastro euro, dall'incertezza dell'Unione Europea e dal passo troppo lento dei centri finanziari europei rispetto a quelli asiatici. Due punti in particolare hanno spaventato i relatori dell'indice: il referendum indipendentista scozzese e l'incertezza sulla scelta del Regno Unito di rimanere o meno nell'Unione Europea. Uno solo di questi punti potrebbe far tremare Londra (ed affossare Edimburgo, in particolare nel caso del referendum scozzese), ma entrambi i punti insieme renderebbero l'Inghilterra indipendente e fuori dall'Europa una realta' troppo insignificante per giocare un ruolo finanziario primario nello scenario globale. Per recuperare la credibilita' bisognera' attendere settembre di questo anno per il referendum scozzese ed il 2017 per il referendum sull'Europa. Anche se l'idea di attendere ben tre anni per sapere il futuro del Regno Unito sembra eccessiva e troppo lunga, specie nel mercato dell'alta finanza dove ogni secondo e' fondamentale. Per i pub sono tempi duri. Crisi economica, il divieto di fumare nei luoghi pubblici, tanta concorrenza, ma soprattutto prezzi delle birre troppo alti ed affitti insostenibili. Secondo l'associazione Camra, che in Gran Bretagna rappresenta i pub che vendono la "vera ale" cioe' la tradizionale "birra" che viene servita direttamente dal barile, nuovi dati indicherebbero la chiusura in media di 28 pub ogni settimana in Regno Unito, 2 in piu' rispetto all'anno scorso. A farne le spese sarebbero soprattutto i pub in "leasing" e cioe' in affitto dalle birrerie, dove i locatari difficilmente sono riusciti a fare affari di recente per via dei prezzi troppo alti richiesti dalle birrerie e dagli affitti che in molte aree della Gran Bretagna, specie nelle grandi citta', hanno toccato picchi altissimi. E cosi' la Camra e' scesa in campo chiedendo al governo di istituire una commissione che protegga i pub a rischio per evitare che le tradizionali Public Houses spariscano dallo scenario urbano britannico. |
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October 2015
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