Potrebbe incominciare dal 23 ottobre lo sciopero che vedra' protagonisti i lavoratori della Royal Mail, la storica compagnia delle poste britannica che si sta preparando ad una privatizzazione che potrebbe fruttare al governo ben 3 miliardi di sterline, la piu' grande privatizzazione dopo quella della British Rail tra il 1994 ed il 1997. Lo storico marchio postale britannico ha, pensate, quasi 5 secoli di esistenza e nemmeno la Tatcher aveva mai pensato di vendere, piu' che un'azienda, un vero e proprio simbolo del paese. Ma la crisi ha lasciato tanti conti da pagare ed il governo, con il suo deficit che si aggira intorno al 7% (ben lontano dal tanto famigerato 3% di Maastricht), ha un disperato bisogno di soldi. E via dunque a vendere i gioielli di famiglia. Pero' attenzione dicono i sindacati, la privatizzazione delle ferrovie a quasi vent'anni di distanza e' stata un vero fiasco, parola di garante dei trasporti, che parla di tariffe quasi raddoppiate, servizi dimezzati e abbandono della linea ferroviaria in migliaia di piccoli centri (programma gia' avviato nei lontani anni 60 con i Beeching Cuts). E cosi' rischia di finire anche la storica Royal Mail, ormai sempre piu' in concorrenza con migliaia di piccoli e grandi concorrenti, specie nel settore pacchi e logistica, che sempre piu' rubano quote di mercato. E gli esuberi potrebbero essere parecchi. E proprio su questo punto che i lavoratori delle poste si sentono minacciati. Secondo un sondaggio interno all'azienda il 96% del personale si e' definito contrario alla privatizzazione. Vista comunque la decisa posizione del governo liberal-conservatore sulla cessione delle quote, sono stati previsti scioperi generali a partire dal 23 ottobre, scioperi che potrebbero paralizzare l'intero sistema postale. Forse il caso delle Poste Italiane potrebbe essere utile nella vicenda, un vero e proprio successo di rimodernizzazione di un'azienda statale, trasformata in una s.p.a. a maggior controllo dello stato, e che nel 2012 ha generato oltre un miliardo di euro di utili netti. Non male per un'azienda che poteva finire in mano ai privati e che invece oggi costituisce un importante introito per le casse dello stato. Forse, per una volta, l'Italia puo' dare il buon esempio.
MG
MG