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Una lunga serie di foto e volti: manca solo la scritta “Wanted” e poi l’immagine sarebbe del tutto simile a una vecchia taglia del lontano Far West. Il governo britannico dichiara guerra all’evasione fiscale e pubblica in rete le foto degli undici latitanti più ricercati: in totale, si stima che i loro crimini siano costati alle casse dello Stato la bellezza di 720 milioni di sterline (863 milioni di euro). Tuona a tal proposito il cancelliere dello scacchiere George Osborne, promotore dell’iniziativa: “Il messaggio per chi evade le tasse deve essere molto chiaro: stiamo venendo a prendervi e vi prenderemo”. Segno evidente che l’evasione fiscale non sarà più tollerata nel Regno Unito. La misura non è tuttavia nuova. Già la scorsa estate infatti l’esecutivo guidato da David Cameron aveva pubblicato le foto di venti evasori fiscali. I risultati non sono stati tuttavia del tutto soddisfacenti: dei venti nominativi forniti infatti, soltanto uno di questi è stato effettivamente catturato e imprigionato. Un risultato che ha sollevato molti dubbi sull’effettiva utilità di nuova lista di ricercati. L’opposizione laburista si dice particolarmente critica: “A distanza di un anno, è un gran fallimento che 19 dei 20 evasori fiscali più ricercati non siano ancora stati presi” dice Catherine McKinnell, ministro-ombra del Tesoro.
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Londra come Amsterdam. Ma non per quello che si potrebbe pensare. Nella capitale inglese sta crescendo a livello esponenziale l'uso delle biciclette, affittate, di seconda mano o comprate che siano. Ci sono quelle Barclays, che puoi prendere pagando con la carta di credito. Si dà un pound per prelevarle e poi 50 cent ogni mezz'ora, esclusa la prima, gratuita. Si moltiplicano anche i "relitti" di antiche bici abbandonate per strada dopo che vi erano stati rubati ruote, telai, sellini. A prendere la palla al balzo, facendo leva sul consenso sempre più grande dei cittadini alle due ruote, è il partito dei LibDem. Terzo partito inglese, alleato con i Tory del governo nazionale, i liberal-democratici hanno capito di poter guadagnare a livello elettorale appoggiando i diritti dei ciclisti. E così hanno deciso di sostenere la proposta di un loro giovane deputato, Julian Huppert. Che suggerisce che un automobilista che abbia un incidente con un ciclista sia considerato responsabile a meno che non possa provare il contrario. Appoggerà inoltre un irrigidimento delle regole contro le auto che invadono le corsie ciclabili o i parcheggi destinati ai velocipedi. Un passo importante verso una nazione in cui ci si muove sempre più a costo e consumo zero. D'altro canto anche i ciclisti avranno delle gatte da pelare nei confronti dei pedoni. Pene più severe per chi mette sotto qualcuno sul marciapiede o in strada, multe salate a chi non rispetterà il codice stradale. E se il primo ministro inglese sembra interessarsi poco all'argomento, a spronarlo è nientemeno che un campione olimpico, Chris Boardman. L'atleta suggerisce al premier di prendere esempio dal rivale di Londra, Boris Johnson: "Cameron farebbe bene a guardare a quello che ha fatto Johnson a Londra: nella capitale ormai abbiano un cycling action plan, abbiamo risorse sempre maggiori e un responsabile per il ciclismo che spinge perché le politiche per la bicicletta vengano rispettate. Questo impegno da Londra si deve diffondere in tutto il paese". Il Times, che è il giornale che per primo ha sostenuto la causa dei ciclisti, ha trovato nuovi lettori e nuovo sostegno alla causa che ha deciso di difendere. Alla fine anche Edmund King, il presidente della AA, l'Aci britannica, ha dovuto ammettere: "Se siamo seri sulla rivoluzione delle biciclette allora c'è bisogno dell'impegno diretto del primo ministro, e tutti noi lo seguiremo: più biciclette, più piste ciclabili". FC Cyber bullismo. Una parola che nelle ultime settimane ha fatto il giro del web. A scatenare la polemica il suicidio di Hannah Smith, 14enne del Leicestershire, che dopo aver ricevuto pesanti insulti sul social Ask.fm, si è impiccata. "Se muori non se ne accorge nessuno", "Fai schifo", tutti messaggi arrivati all'adolescente da utenti anonimi. E lei li ha presi sul serio, troppo sul serio, togliendosi la vita. La bufera su Ask.fm - Ed è bufera sul sito web Ask.fm, il social che permette botta e risposta tra gli utenti registrati. Che però, sono autorizzati a rimanere completamente anonimi. Il padre di Hannah ne chiede la chiusura: "Quanti teenager si devono uccidere a causa degli abusi online prima che si faccia qualcosa?". E alla sua voce si aggiunge quella del primo ministro inglese, David Cameron. Appena saputo della tragedia, il premier ha invitato al boicottaggio dei social in cui si nascondono i "cyberbulli". Al grido di battaglia hanno subito risposto gli inserzionisti di Ask: le vendite pubblicitarie sul sito sono colate a picco. A nulla per ora sono valse le repliche partite dal sito. Che da un lato dice completamente d'accordo a un controllo più stretto degli utenti e dei messaggi, mentre con un occhio guarda agli effetti disastrosi sui propri bilanci. FC |
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