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L'Italia non rispetta i diritti umani: La corte suprema inglese accoglie il ricorso degli immigrati

2/22/2014

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La fine di un incubo per 4 immigrati, due uomini e due donne, tre dell'Eritrea e uno dell'Iran. Sono arrivati dai loro rispettivi paesi in Europa, approdando come prima tappa in Italia, per poi proseguire il loro viaggio (con probabilita', clandestinamente) ed arrivare in Gran Bretagna, dove la polizia di frontiera li ha individuati e trasferiti in un centro di accoglienza. 


Da protocollo, una volta in un centro di accoglienza, la Gran Bretagna rimanda gli immigrati nel primo paese d'ingresso nella UE, lasciando a tale paese la scelta sul rimatrio, in questo caso l'Italia. Questi clandestini pero' hanno fatto ricorso sul tornare in Italia, lanciando accuse gravissime: i 4 infatti avrebbero ricevuto torture e sevizie durante il loro periodo di permanenza nei centri di accoglienza in Italia. Le donne hanno dichiarato di essere state stuprate, mentre l'uomo dell'Iran ha specificato di non aver ricevuto le cure mediche necessarie, viste le sue condizioni psicologiche gravi, causate dalle torture ricevute in patria. 


Il caso e' passato prima alla corte di giustizia inglese, dove, dopo l'intervento del ministro degli Interni Theresa May che aveva precisato che l'Italia non ha violato sistematicamente i diritti umani, il caso era stato chiuso in sfavore degli immigrati che sarebbero dovuti tornare in Italia. A quel punto i 4 hanno presentato ricorso all'Alta Corte, ma hanno perso. L'ultima speranza e' stata quella di rivolgersi alla Corte Suprema, l'equivalente britannico della Cassazione italiana, dove la loro domanda ha trovato finalmente accoglimento, permettendo loro di rimanere in UK fino alla decisione delle autorita' sul da farsi, ma sicuramente non dovranno tornare in Italia. 


La decisione della Corte Suprema e' per l'Italia uno schiaffo morale terribile, in quanto ha de facto riconosciuto che in Italia ci sia stata una "sistematica violazione dei diritti umani", caso che ovviamente si estendera' dalla sfera giudiziaria a quella politica. Visto che in queste ore il governo italiano e' in via di formazione, non c'e' stata ancora una replica del ministro degli esteri italiano. 

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Un ministro conservatore accusato di sessismo: ha chiesto alle donne di fare sport femminili come "diventare una cheerleader"

2/21/2014

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Helen Grant e' il ministro dello sport e delle pari opportunita' in Gran Bretagna. Il putiferio si e' scatenato su di lei sopo una sua dichiarazione al The Daily Telegraph dove ha dichiarato che molte donne hanno perso interesse nello sport dopo essere state costrette a giocare a calcio a scuola. "Per ritrovare passione nell'attivita' sportiva molte donne dovrebbero dedicarsi ad attivita' che ledano la loro femminilita', come ad esempio il ballo, la ginnastica, diventare cheerleader oppure il pattinaggio". 


I commenti del ministro hanno creato molto scalpore e molte sono state le femministe a lamentarsi. Laura Bates, la fondatrice di Everyday Sexism ha definito le parole della Grant "di nessun aiuto" alle donne, ritenendo sbagliato l'approccio nel dire che le donne per avvicinarsi allo sport debbano sentirsi femminili. 


La Grant si e' difesa sostenendo che le sue parole devono essere prese come un incitamento all'attivita' sportiva per quelle donne che hanno perso interesse e non per quelle che ne hanno gia' una gran passione.

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Dura risposta del Ministro delL'Immigrazione ad un immigrato: "Deve tornare al suo paese"

10/15/2013

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Una durissima piega ha preso il dibattito sul programma della domenica della BBC, dove erano presenti il Ministro dell'Immigrazione Mark Harper e un cittadino iracheno di nome Amin che ben 5 volte ha chiesto l'asilo politico in Regno Unito senza trovare una risposta affermativa. La legge sull'asilo politico in Gran Bretagna e' spesso presa di mira da molte persone provenienti dai paesi in difficolta', a causa di guerre civili, carestie e dittature, poiche' permette, in caso di accoglimento della proposta, non solo un sussidio del governo, ma anche la copertura delle spese per la casa, la copertura sanitaria e la previdenza sociale per l'intera famiglia. Non c'e' dunque da meravigliarsi se migliaia di immigrati hanno tentato qualunque mezzo per arrivare sull'isola per poi chiedere asilo politico (si pensi ai tanti servizi giornalistici che hanno documentato come sulla manica migliaia di persone siano riuscite a passare i controlli documenti nascondendosi all'interno dei TIR, arrivando persino ad aggrapparsi al di sopra delle ruote e trovando in diversi casi la morte). L'ennesima richiesta di asilo politico e' stata avanzata dal signor Amin, proveniente dall'Iraq e terrorizzato a tornare nel suo paese per via dell'instabilità politica del dopo Saddam. Eppure le sue richieste sono state trovate infondate e persino giudicate "ridicole" dalla commissione del governo che ha esaminato il suo caso per ben 5 volte senza trovare accoglimento. E, nella trasmissione, Amin ha fronteggiato il ministro tentando anche di commuoverlo precisando di essere "un essere umano" come lui. Di ghiaccio la risposta di Harper, gia' piu' volte durissimo ed inflessibile sul tema dell'immigrazione, che ha definito impossibile l'accoglimento della proposta dell'iracheno, ha poi continuato spiegando che l'eventuale prolungarsi della permanenza di Amin peserebbe sui contribuenti e che, visto l'ulteriore no della commissione, non resta al mancato rifugiato politico di ritornare al suo paese. Una risposta che mostra la rigidita' del governo sul tema dell'immigrazione, anche perche' e' sugli immigrati che il governo sta scaricando le colpe dell'alto tasso di disoccupazione. Insomma la "terra delle opportunita'" proclamata da Cameron non sembra essere destinata agli stranieri, o almeno questo sembra essere il pensiero del Ministro Harper. 


MG
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si al velo per le donne mussulmane: il verdetto di un giudice inglese risolve il dilemma 

9/18/2013

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Velo si' o velo no. E' questo il dilemma che in questi anni di globalizzazione affligge la maggior parte dei paesi occidentali, che vede la richiesta della comunita' mussulmana, tra l'altro in forte crescita demografica, come un affronto all'emancipazione femminile. Il niqab, ossia il velo che copre il volto ma non gli occhi delle donne mussulmane, e' entrato in questione durante un processo a Londra quando una donna mussulmana e' stata chiamata a deporre e si e' presentata in tribunale con il viso coperto dal velo. In Francia la situazione si e' risolta drasticamente con il divieto di coprire il proprio volto anche in strada dal settembre 2010. La Gran Bretagna pero' non e' la Francia e la proverbiale tolleranza britannica ha fatto scuola in Europa in tema di diritti umani. Ed e' proprio sul rispetto dei diritti umani che l'avvocato difensore della donna ha fatto leva per riconoscerle il diritto ad indossare il suo niqab. Il giudice ha avuto dunque un difficile compito da eseguire e cioe' creare un precedente (vitale nel paese del common law) su cui altri giudici possano ispirarsi in casi simili. Ed il verdetto e' arrivato: per l'identificazione della persona e' stato richiesto l'aiuto di una poliziotta che ha proceduto al riconoscimento dell'identita' della donna in una stanza privata dove la testimone ha rimosso il proprio velo, dopodiché il giudice ha stabilito che sara' possibile per la donna indossare il suo velo durante tutto il processo, ma durante la sua testimonianza dovra' rimuoverlo temporaneamente per permettere la sua identificazione alle parti interessate. Vittoria dunque per i diritti umani che vengono cosi' rispettati permettendo la liberta' di scelta, una scelta essenziale nel paese piu' multiculturale d'Europa. Chissa' se anche in questa materia la Gran Bretagna fara' da esempio per altri paesi. 

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il governo pronto al bando dei micro-cellulari che impazzano nelle prigioni

8/25/2013

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Micro-cellulari. Talmente piccoli da essere scambiati per portachiavi o addirittura per spille. Negli anni '90 e negli anni 2000 la corsa dei produttori di cellulari si e' basata sul criterio di produrre apparecchi sempre piu' piccoli e portatili. Dall'avvento pero' degli smartphones, tutte le dinamiche del mercato sono cambiate. Basta vedere l'esempio dell'I-Phone, che dalla quarta alla quinta versione ha visto allungarsi la sua forma, diventando quindi piu' voluminoso e meno "portatile". Stesso discorso ha coinvolto Nokia e Samsung nell'offerta di smartphones con schermi piu' grandi e piu' evoluti. Eppure c'e' ancora una parte del mercato che richiede cellulari sempre piu' piccoli, addirittura microscopici. E' il mercato illegale delle prigioni, dove chi sta scontando una pena, molto spesso riesce a procurarsi un "microfonino" sul mercato nero. E' diventato cosi' semplice averne uno da scomodare il governo sulla vicenda, una vicenda cosi' grave da far prendere in esame l'idea di bandire la vendita dei microfonini in tutto il Regno Unito. Il progetto in questione vuole rendere, se non impossibile, certamente piu' difficile aver accesso ad un microfonino per i pregiudicati in carcere. E' anche vero pero' che la regola del mercato nero e' sempre quella di superare i vincoli della legge e se si riescono a portare i micorfonini illegalmente in carcere sarebbe sicuramente possibile riuscire a farli arrivare in UK anche se ne fosse vietata la vendita. Da qualche parte pero' bisognera' pur cominciare, e dunque il braccio di ferro tra la legge e contrabbando e' appena inziato. 


MG

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il regno unito si muove su due ruote

8/12/2013

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Londra come Amsterdam. Ma non per quello che si potrebbe pensare. Nella capitale inglese sta crescendo a livello esponenziale l'uso delle biciclette, affittate, di seconda mano o comprate che siano. Ci sono quelle Barclays, che puoi prendere pagando con la carta di credito. Si dà un pound per prelevarle e poi 50 cent ogni mezz'ora, esclusa la prima, gratuita. Si moltiplicano anche i "relitti" di antiche bici abbandonate per strada dopo che vi erano stati rubati ruote, telai, sellini. A prendere la palla al balzo, facendo leva sul consenso sempre più grande dei cittadini alle due ruote, è il partito dei LibDem. Terzo partito inglese, alleato con i Tory del governo nazionale, i liberal-democratici hanno capito di poter guadagnare a livello elettorale appoggiando i diritti dei ciclisti. E così hanno deciso di sostenere la proposta di un loro giovane deputato, Julian Huppert. Che suggerisce che un automobilista che abbia un incidente con un ciclista sia considerato responsabile a meno che non possa provare il contrario. Appoggerà inoltre un irrigidimento delle regole contro le auto che invadono le corsie ciclabili o i parcheggi destinati ai velocipedi. Un passo importante verso una nazione in cui ci si muove sempre più a costo e consumo zero. D'altro canto anche i ciclisti avranno delle gatte da pelare nei confronti dei pedoni. Pene più severe per chi mette sotto qualcuno sul marciapiede o in strada, multe salate a chi non rispetterà il codice stradale. E se il primo ministro inglese sembra interessarsi poco all'argomento, a spronarlo è nientemeno che un campione olimpico, Chris Boardman. L'atleta suggerisce al premier di prendere esempio dal rivale di Londra, Boris Johnson: "Cameron farebbe bene a guardare a quello che ha fatto Johnson a Londra: nella capitale ormai abbiano un cycling action plan, abbiamo risorse sempre maggiori e un responsabile per il ciclismo che spinge perché le politiche per la bicicletta vengano rispettate. Questo impegno da Londra si deve diffondere in tutto il paese". Il Times, che è il giornale che per primo ha sostenuto la causa dei ciclisti, ha trovato nuovi lettori e nuovo sostegno alla causa che ha deciso di difendere. Alla fine anche Edmund King, il presidente della AA, l'Aci britannica, ha dovuto ammettere: "Se siamo seri sulla rivoluzione delle biciclette allora c'è bisogno dell'impegno diretto del primo ministro, e tutti noi lo seguiremo: più biciclette, più piste ciclabili".



FC

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cyberbullismo - il premier cameron chiama al boicottaggio della violenza

8/9/2013

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Cyber bullismo. Una parola che nelle ultime settimane ha fatto il giro del web. A scatenare la polemica il suicidio di Hannah Smith, 14enne del Leicestershire, che dopo aver ricevuto pesanti insulti sul social Ask.fm, si è impiccata. "Se muori non se ne accorge nessuno", "Fai schifo", tutti messaggi arrivati all'adolescente da utenti anonimi. E lei li ha presi sul serio, troppo sul serio, togliendosi la vita. La bufera su Ask.fm - Ed è bufera sul sito web Ask.fm, il social che permette botta e risposta tra gli utenti registrati. Che però, sono autorizzati a rimanere completamente anonimi. Il padre di Hannah ne chiede la chiusura: "Quanti teenager si devono uccidere a causa degli abusi online prima che si faccia qualcosa?". E alla sua voce si aggiunge quella del primo ministro inglese, David Cameron. Appena saputo della tragedia, il premier ha invitato al boicottaggio dei social in cui si nascondono i "cyberbulli". Al grido di battaglia hanno subito risposto gli inserzionisti di Ask: le vendite pubblicitarie sul sito sono colate a picco. A nulla per ora sono valse le repliche partite dal sito. Che da un lato dice completamente d'accordo a un controllo più stretto degli utenti e dei messaggi, mentre con un occhio guarda agli effetti disastrosi sui propri bilanci.

FC

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