Questa volta Katy Perry ha esagerato. Nel suo nuovo video "A crazy long time ago", con il tema dell'antico Egitto, la showgirl e cantante americano ha impersonato Cleopatra e durante il video, mentre un uomo brucia nel fuoco, viene mostrata una collana colle lettere Allah, che ovviamente stanno in arabo per Dio. La collana finisce poi a sua volta prima che l'uomo si tramuti in cenere.
La comunita' mussulmana non l'ha presa bene ed ha subito lanciato una petizione su Change.org per fermare il video. Il promotore della petizione, Shazad Iqbal, ha specificato che il video e' di fatto "blasfemo". Finora la petizione ha gia' raggiunto ben 58.000 firmatari ed e' destinata ad avere grande successo, considerando che tantissime proteste sono attivate da tutto il mondo, includendo Indonesia, Emirati Arabi e persino l'Olanda. Moltissimi signatari della protesta sono mussulmani residenti in Gran Bretagna. Una di loro, Nida Ahmed, di Huddersfield ha dichiarato che bruciare la collanina con il nome di dio e' blasfemo. Allo stesso modo Bilal Khan di Birmingham si e' definito disgustato per come l'industria della musica abbia permesso un simile scempio. Per firmare la petizione si puo' accedere al sito Change.org. Per la prima volta in 900 anni, un coro femminile cantera' nella Cattedrale di Canterbury, lo ha confermato oggi una portavoce della cattedrale , specificando che "l'idea e' emersa negli ultimi giorni". Nella cattedrale, una delle piu' antiche e conosciute chiese cristiane d'Inghilterra, situata nel cuore medievale di Canterbury, una delle piu' antiche citta' d'Inghilterra, sono risuonate fino ad oggi dagli scranni del coro solo voci maschili ma ora si faranno sentire, a partire dalla fine di novembre, anche quelle di una ventina di bambine e ragazze di eta' compresa fra i 12 ed i 16 anni. FC 19 anni, fisico smilzo, capelli rossi e faccia lentigginosa. Difficile credere che dietro una maschera così giovane e pulita possa nascondersi l’anima più sfrontata e rabbiosa delle nuove generazioni britanniche. Ma è proprio questo il volto e l’aspetto dell’ultima voce punk-rock del Regno Unito. Si chiama Archy Marshall, ma tutti lo conoscono col nome d’arte di King Krule. Un talento da tenere sott’occhio, dicono gli esperti, che ha già attirato l’attenzione di star internazionali come Edwin Collins e Morrisey. La musica del giovane cantautore si presenta come un mix tossico ed esplosivo delle sonorità classiche del soul anni ’50 e delle più moderne sperimentazioni electro e dub nell’area britannica. Un genere di difficile classificazione, ricco di sfumature e influenze, che sfugge ad ogni preconcetta categoria. Insomma, una musica più da ascoltare che da descrivere. King Krule canta la delusione e il disorientamento sociale, la frustrazione e la rabbia di una generazione spesso sconosciuta e trascurata. Canta un Mondo diverso da quello descritto dalle rime rassicuranti delle tante baby-band che imperversano nelle radio commerciali. Canta la realtà della periferia britannica, e lo fa in maniera diretta, sfrontata e brutale. Una lunga serie di immagini cupe e inquietanti in cui si innesta la voce profonda e baritonale del giovane cantautore inglese: una voce che, a tratti, può anche ricordare le cavernosità di un più scafato Tom Waits. Il New York Times l’ha definito un valido antidoto ai tanti Justin Bieber in circolazione. E questo è già un buon motivo per dargli almeno una possibilità. Del tutto sconosciuto all’estero, King Krule è diventato un vero e proprio caso musicale nel Regno Unito. Una riuscita serie di eventi live ha fugato ogni dubbio sul nuovo astro nascente del rock inglese. E ora King Krule è pronto al grande salto. Due tappe per il lancio definitivo nella musica che conta. Prima, l’uscita dell’album di debutto: “6 feet beneath the Moon”, questo il nome della raccolta che è stata preceduta dal singolo “Easy, easy”, è disponibile in streaming sul sito www.kingkrule.co.uk. Poi, una tournee di concerti negli Stati Uniti che, agli occhi di tutti, si presenta come un vero e proprio banco di prova per il giovane cantautore britannico. Una carriera ancora tutta da costruire dunque per King Krule. Che però parla già da musicista navigato: “Sono un giovane senza illusioni. Le generazioni che mi hanno preceduto hanno avuto il punk, gli skinheads. New York ha avuto la no wave. Scene musicali e artistiche. Oggi è tutto commerciale, prevedibile. E’ diventato più facile la musica non è più espressione di nulla. La creatività era il modo più conveniente per raggiungere il successo”. GC |
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October 2015
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