
8 agosto 1963: per un cittadino britannico non è una data come tutte le altre. In quel fatidico giorno di 50 anni fa Bruce Reynolds, Ronald Biggs e altri venti criminali compirono quella che, ancora oggi, viene ricordata come “La grande rapina al treno”. Un colpo formidabile, forse la più grande rapina mai vista nella storia del Regno Unito: comunque lo si voglia vedere, un episodio mitico nella storia del crimine. Dicevamo, tutto ha inizio l’8 agosto 1963. Obiettivo del colpo è il treno postale Londra-Glasgow. Bruce Reynolds, mente e leader del gruppo, studia il piano da tre mesi e decide di passare all’azione: Reynolds si dice sicuro, l’8 agosto 1963 il carico del treno sarà particolarmente ricco. E ha ragione. Il piano è semplice: fermare il treno, sganciare il vagone portavalori e ripulirlo di ogni suo bene. La prima parte del programma non riserva particolari difficoltà: il treno viene bloccato attraverso l’utilizzo di un falso semaforo e il gruppo di criminali salta a bordo. Qui, il primo problema: il macchinista Jack Mills si rifiuta di collaborare e nessuno della banda è in grado di portare il treno in un posto sicuro. Neppure il ferroviere in pensione, assoldato dalla banda per svolgere il compito, è in grado di azionare la locomotiva. La situazione è concitata: che fare? A farne le spese è il macchinista Jack Mills che, dopo una forte botta in testa, viene costretto a pilotare il treno fino Bridego Bridge (oggi conosciuto anche come “Train Robbers’ Bridge”). Il peggio è superato: nessuno, neppure le guardie armate a difesa del denaro, oppongono resistenza. Il colpo è riuscito. Il bottino supera ogni aspettativa: 2,6 milioni di sterline in banconote usate e di piccolo taglio, in pratica l’equivalente di 46 milioni di sterline attuali o di 50 e rotti milioni di euro. La gioia è tanta. Il gruppo decide di festeggiare giocando a Monopoli nel suo rifugio di Leatherslade, nell’Oxfordshire. Ma non utilizza le banconote false del celebre gioco da tavolo: usa i soldi, quelli veri, del bottino. Una leggerezza che costa cara alla banda. La polizia britannica scopre il nascondiglio del gruppo e trova impronte digitali dappertutto: sul denaro, sulla teiera, sul Monopoli stesso. La caccia al ladro diventa estremamente semplice. Nel giro di qualche mese l’intera banda finisce dietro le sbarre: processati nel 1964, vengono condannati a un totale di 300 anni di reclusione. Del bottino, invece, nessuna traccia: dei 2,6 milioni trafugati nel colpo, la polizia riesce a recuperare soltanto 350mila sterline. Dove sia finito il resto della refurtiva, è un mistero che ancora aspetta di essere svelato.
GC
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