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E' ormai prassi vedere chiese vuote in Gran Bretagna. Si possono notare sia alla messa domenicale, sia nei sobborghi delle grandi citta', dove chiese dall'architettura tradizionale sono state lasciate nel totale abbandono o in molti casi riconvertite in case, uffici, residence e perfino concessionarie auto. Segno di un cambiamento culturale che ha segnato per sempre la societa' britannica, non piu' credente ed ossequiosa, ma alternativa, irriverente e materialista. Il drastico calo dei fedeli pero' non e' da cercarsi solo nel cambiamento culturale della societa', ma anche in una chiesa incapace di stare al passo con i tempi. Tempi forse piuttosto cupi e sempre piu' lontani dal concetto di caritas cristiana, pero' ogni istituzione deve comunque affrontarli per rimanere in vita. E dunque, dopo il rimpiazzo di Ratzinger (troppo teologico e distaccato per la societa' dei media) con un piu' popolare (o forse, populista) Francesco nella chiesa cattolica, ecco che anche la chiesa anglicana cerca il suo restyling per attrarre il pubblico di massa sempre piu' distratto e distaccato dalla religione. Quale migliore carta che il vescovado femminile dunque che, sebbene rigettato lo scorso anno con una rigida votazione, in un'ulteriore riunione del Sinodo ha finalmente ottenuto la maggioranza sperata per permettere alle donne di divenire vescovi della chiesa d'Inghilterra. Ma l'ultima parola e' ancora da doversi scrivere in quanto, prima di diventare effettiva, la votazione dovra' essere ripetuta presso il Sinodo Generale della Chiesa Anglicana, piu' o meno nell'estate del 2014, per poi essere ripresentata ulteriormente al parlamento di Westminster e poi alla regina Elisabetta che, oltre ad essere la carica rappresentativa della Gran Bretagna, e' anche il capo della chiesa anglicana. Staremo a vedere dunque come finira' quello che sembra essere il piu' grande dei compromessi che la chiesa di sua maesta' abbia mai dovuto affrontare nella sua multi-secolare storia.
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“Sono mortificato”, ha detto un parlamentare conservatore del Regno Unito, dopo aver saputo che una parte di quelle quasi 6mila sterline rimborsate dalla Camera dei Comuni per spese di elettricità sono andate a coprire il riscaldamento delle sue stalle. Dal benessere degli equini a quello dei loro proprietari scesi in politica, quindi: perché Nadhim Zahawi, milionario e fondatore della società di ricerche e di sondaggi YouGov, è uno di quei 340 parlamentari che l’anno scorso hanno chiesto rimborsi per spese di energia e di riscaldamento. Un totale di 5.822,27 sterline per Zahawi, che però è stato messo sotto torchio, nei giorni stessi, da un’inchiesta del Sunday Mirror, tabloid della domenica. “Ho fatto un errore con le mie richieste di rimborso per l’elettricità – ha scritto il parlamentare sul suo sito Internet – e non sapevo che le stalle fossero legate, per quanto riguarda la corrente elettrica, alla mia magione nel Warwickshire”. Così, nonostante ricevesse una sola bolletta, al parlamentare non è venuto alcun dubbio. “Pensavo di riceverne due separate”, ha detto. E così ora la promessa: “Darò indietro il denaro ricevuto e ho già chiesto alla commissione parlamentare che si occupa di queste questioni quale sia il modo per avviare la pratica”. Nel 2012, la House of Commons ha rimborsato, per elettricità e riscaldamento, ben 200mila sterline. Ma ora una soluzione parrebbe esserci e arriva da un altro parlamentare, questa volta dell’opposizione. “Mettiamoli a dormire tutti in una sorta di studentato”, ha detto fra il serio e lo scherzoso il laburista Chris Williamson, eletto a Westminster per il seggio di Derby North. “I nostri 650 parlamentari dovrebbero tutti vivere insieme in un qualche stabile vicino al parlamento, e io ne ho già individuati alcuni che potrebbero essere riconvertiti. Intervistato dal Derby Telegraph, Williamson ha aggiunto: “Sarebbe una cosa buona e giusta e metterebbe a tacere gran parte di quelle critiche che la politica attira a sé quando richiede rimborsi per le spese”. Dal Labour, comunque, non arriva alcuna conferma di un supporto di questa proposta. Ma un’altra deputata, Margaret Beckett, ha commentato: “I parlamentari non sono studenti e non possono vivere tutti assieme. I parlamentari hanno famiglia e già oggi registriamo una mancanza di interesse a entrare in politica da parte di chi ha figli o famiglie numerose”. FC L'accusa è l'uccisione di un talebano con un'arma da fuoco durante la missione in Afghanistan. L'accusato è un militare britannico che ora rischia fino all'ergastolo ed un intero apparato militare e politico ora ragiona su quale sia la giusta punizione per quei soldati che "sbagliano". Il Regno Unito mette in discussione un intero sistema di valori davanti al caso del “Sergente A.”, che una corte marziale ha ritenuto essere l’esecutore materiale della morte di un prigioniero di guerra nel 2011, nella provincia di Helmand. La sentenza è prevista per il prossimo 6 dicembre. I pareri sono ancora discordanti. Il primo ministro inglese David Cameron ha definito il fatto "sconcertante", ma ha comunque ricordato “il grande servizio svolto da questo corpo militare. Non possiamo mettere a repentaglio l’immagine dei marines per questa vicenda”. Ma il partito conservatore, chiamato in queste ore a dare un parere politico sulla questione, si è comunque spaccato tra chi difende il sergente e chi vorrebbe la massima pena. Come Julian Lewis, parlamentare dei Tory per New Forest East: “Nessuna clemenza – ha detto – essere troppo morbidi metterebbe a repentaglio la vita dei nostri militari, che potrebbero essere presi in ostaggio ed essere maltrattati per ritorsione. Siamo di fronte a un’atrocità ma anche a un tradimento del personale militare britannico, che potrebbe essere messo a rischio dal comportamento di guerra di persone che già agiscono al di fuori di ogni legge o convenzione”. Anche tra i militari il dibattito è ampio. Tanti gli appelli che invocano clemenza per il Sergente A. E molti altri militari ora dicono che “la sentenza dovrebbe tenere conto delle straordinarie pressioni a cui il nostro personale è sottoposto nella zona di Helmand”. Come il generale Julian Thompson che, intervistato dalla radio della Bbc, ha detto che “una sentenza addolcita sarebbe appropriata. Le pressioni verso questi uomini sono veramente enormi e più combattono e più sono sottoposti a stress”. Così, allo stesso modo, sempre alla Bbc il colonnello Mike Dewar ha detto che “la società dovrebbe fare eccezioni per alcuni soldati in alcune circostanze straordinarie”. FC "Con una disoccupazione così alta, far entrare nel Regno Unito tutti questi immigrati sarebbe un tradimento nei confronti dei giovani britannici. Firma anche tu per chiedere al Governo il che il controllo sull'ingresso di bulgari e romeni non venga interrotto". E' questo l'appello che il Daily Express, uno dei tabloid più popolari d'Inghilterra, ha lanciato solo pochi giorni fa e a cui si uniscono più di 15mila persone al giorno. La petizione - Lo scopo della campagna anti-immigrati è quello di mantenere invariate le condizioni di ingresso di bulgari e romeni nel Paese, destinate a cambiare nel gennaio 2014 secondo le direttive del governo guidato da David Cameron. "No all'apertura a Romania e Bulgaria", dichiara l'appello. "Rischiamo 70mila nuovi ingressi all’anno da ognuno di questi due Paesi – dice ora chi ha pensato la campagna del Daily Express – e questo non è tollerabile”. Così, sul sito Internet, spuntano anche le fotografie di rumeni che d’estate dormono e stazionano vicino a Hyde Park, l’enorme parco londinese, per accreditare la tesi. La politica - Appello appoggiato anche da una parte conservatrice della politica. il parlamentare conservatore Douglas Carswell, fortemente euroscettico, che al Daily Express ha espresso il suo supporto: “Penso sia giusto che il giornale stia facendo quello che la classe politica finora non è ruscita a fare, cioè parlare seguendo il senso comune per conto del Paese”. L'Ue - In realtà Cameron è obbligato all'apertura dalla legge europea, e noltre, i dati pubblicati dalla University College London parlano chiaro. Gli immigrati di recente arrivo hanno contribuito alle entrate fiscali del Paese per almeno 25 miliardi di sterline, quasi 30 miliardi di euro. Così, soprattutto per quanto riguarda chi è arrivato dai Paesi dell’Unione europea, gli stranieri hanno pagato in tasse il 34% in più rispetto a quanto abbiano ricevuto in welfare. FC Per chi vive in Regno Unito e' difficile passare il 5 Novembre nel silenzio e nella tranquillità. In questa ricorrenza, resa celebre dal film V per Vendetta, si celebra l'anniversario della congiura delle polveri che ebbe luogo il 5 Novembre del 1605, quando un gruppo di cattolici progetto' di far saltare in aria il Palazzo di Westminster dove era presente il re Giacomo I, famoso per la sua repressione contro i cattolici. Anni dopo (nel 2005 si sono celebrati i 400 anni), questa ricorrenza viene vissuta con entusiasmo sia in Gran Bretagna che nel Commonwealth con l'uso di fuochi d'artificio. Quest'anno pero' l'atmosfera e' stata diversa, non solo per la crisi economica e sociale che attraversa il paese, ma anche per via delle intercettazioni che sono state appena rivelate, scatenando il putiferio mediatico. E allora ecco una forte manifestazione di protesta un po' contro la decadenza dei tempi che ha visto centinaia di persone marciare mascherate alla Guy Fawkes (ormai diventato il simbolo anonymous, proprio come nel film V per Vendetta) partendo da Trafalgar Square, passando per Buckingham Palace e arrivando nel punto nevralgico della protesta che appunto e', come nel 1605, il Palazzo di Westminster. Unica cosa diversa dal film e' stata la mancata esplosione del parlamento britannico con buona gioia dei politici e dello stesso Duca di Westminster. Chissa' se tra qualche anno le rappresentazioni della pellicola riusciranno a diventare realta'. MG |
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