0 Comments
L'accusa è l'uccisione di un talebano con un'arma da fuoco durante la missione in Afghanistan. L'accusato è un militare britannico che ora rischia fino all'ergastolo ed un intero apparato militare e politico ora ragiona su quale sia la giusta punizione per quei soldati che "sbagliano". Il Regno Unito mette in discussione un intero sistema di valori davanti al caso del “Sergente A.”, che una corte marziale ha ritenuto essere l’esecutore materiale della morte di un prigioniero di guerra nel 2011, nella provincia di Helmand. La sentenza è prevista per il prossimo 6 dicembre. I pareri sono ancora discordanti. Il primo ministro inglese David Cameron ha definito il fatto "sconcertante", ma ha comunque ricordato “il grande servizio svolto da questo corpo militare. Non possiamo mettere a repentaglio l’immagine dei marines per questa vicenda”. Ma il partito conservatore, chiamato in queste ore a dare un parere politico sulla questione, si è comunque spaccato tra chi difende il sergente e chi vorrebbe la massima pena. Come Julian Lewis, parlamentare dei Tory per New Forest East: “Nessuna clemenza – ha detto – essere troppo morbidi metterebbe a repentaglio la vita dei nostri militari, che potrebbero essere presi in ostaggio ed essere maltrattati per ritorsione. Siamo di fronte a un’atrocità ma anche a un tradimento del personale militare britannico, che potrebbe essere messo a rischio dal comportamento di guerra di persone che già agiscono al di fuori di ogni legge o convenzione”. Anche tra i militari il dibattito è ampio. Tanti gli appelli che invocano clemenza per il Sergente A. E molti altri militari ora dicono che “la sentenza dovrebbe tenere conto delle straordinarie pressioni a cui il nostro personale è sottoposto nella zona di Helmand”. Come il generale Julian Thompson che, intervistato dalla radio della Bbc, ha detto che “una sentenza addolcita sarebbe appropriata. Le pressioni verso questi uomini sono veramente enormi e più combattono e più sono sottoposti a stress”. Così, allo stesso modo, sempre alla Bbc il colonnello Mike Dewar ha detto che “la società dovrebbe fare eccezioni per alcuni soldati in alcune circostanze straordinarie”. FC Dura risposta del Ministro delL'Immigrazione ad un immigrato: "Deve tornare al suo paese"10/15/2013 Una durissima piega ha preso il dibattito sul programma della domenica della BBC, dove erano presenti il Ministro dell'Immigrazione Mark Harper e un cittadino iracheno di nome Amin che ben 5 volte ha chiesto l'asilo politico in Regno Unito senza trovare una risposta affermativa. La legge sull'asilo politico in Gran Bretagna e' spesso presa di mira da molte persone provenienti dai paesi in difficolta', a causa di guerre civili, carestie e dittature, poiche' permette, in caso di accoglimento della proposta, non solo un sussidio del governo, ma anche la copertura delle spese per la casa, la copertura sanitaria e la previdenza sociale per l'intera famiglia. Non c'e' dunque da meravigliarsi se migliaia di immigrati hanno tentato qualunque mezzo per arrivare sull'isola per poi chiedere asilo politico (si pensi ai tanti servizi giornalistici che hanno documentato come sulla manica migliaia di persone siano riuscite a passare i controlli documenti nascondendosi all'interno dei TIR, arrivando persino ad aggrapparsi al di sopra delle ruote e trovando in diversi casi la morte). L'ennesima richiesta di asilo politico e' stata avanzata dal signor Amin, proveniente dall'Iraq e terrorizzato a tornare nel suo paese per via dell'instabilità politica del dopo Saddam. Eppure le sue richieste sono state trovate infondate e persino giudicate "ridicole" dalla commissione del governo che ha esaminato il suo caso per ben 5 volte senza trovare accoglimento. E, nella trasmissione, Amin ha fronteggiato il ministro tentando anche di commuoverlo precisando di essere "un essere umano" come lui. Di ghiaccio la risposta di Harper, gia' piu' volte durissimo ed inflessibile sul tema dell'immigrazione, che ha definito impossibile l'accoglimento della proposta dell'iracheno, ha poi continuato spiegando che l'eventuale prolungarsi della permanenza di Amin peserebbe sui contribuenti e che, visto l'ulteriore no della commissione, non resta al mancato rifugiato politico di ritornare al suo paese. Una risposta che mostra la rigidita' del governo sul tema dell'immigrazione, anche perche' e' sugli immigrati che il governo sta scaricando le colpe dell'alto tasso di disoccupazione. Insomma la "terra delle opportunita'" proclamata da Cameron non sembra essere destinata agli stranieri, o almeno questo sembra essere il pensiero del Ministro Harper.
MG Nella chiusura della conferenza del partito conservatore a Manchester, David Cameron ha parlato in difesa del suo operato definendolo il piano che ha trasformato il Regno Unito nella "terra della speranza e delle opportunita'". Il premier ha ribadito il totale appoggio alle imprese, specificando che parole come "profitti", "riduzione delle imposte" e "impresa" non sono da demonizzare bensi' da prendere come base del proprio operato anche perche', dice Cameron, non e' il governo ad assumere le persone ma le aziende private. Chiarissimo e duro il punto del premier che va a rispondere direttamente al suo avversario Miliband e alla sua politica del lavoro annunciata pochi giorni fa. E ha anche rilanciato, affermando che, se il suo avversario e' a favore dei lavoratori e contro il governo, i conservatori sono a favore delle imprese e le difenderanno strenuamente. Il primo ministro ha continuato poi le sue considerazioni circa il potenziale aumento della spesa pubblica in caso i laburisti vincano le elezioni, un aumento che potrebbe far esplodere l'economia britannica al momento pesantemente indebitata e favorirebbe un avvicinamento a quella che ormai in Europa viene definita "la situazione Grecia". Sulla spesa pubblica, ha aggiunto Cameron, l'obiettivo e' l'opposto, e cioe' il raggiungimento del surplus di bilancio dal 2020. Sulle fasce sociali meno abbienti la linea di Cameron e' stata poi precisata anche dal Cancelliere Osborne che ha chiarito come gli assegni di disoccupazione non debbano essere presi per un vitalizio, ma solo come un temporaneo aiuto per affrontare l'allontanamento dal lavoro. L'opposizione laburista ha ascoltato le affermazioni di Cameron e nei commenti fuoriesce l'opinione comune che il premier in carica durante il suo mandato abbia favorito principalmente le classi piu' ricche a scapito delle piu' povere, ipotesi suffragata dal taglio delle tasse per i redditi superiori alle 150000 sterline l'anno. D'altra parte non e' un segreto che i liberal-conservatori abbiano sempre sostenuto le fasce piu' ricche della popolazione. MG La vita dei politici a volte puo' essere frenetica. Molti viaggi, tante riunioni, diversi incontri con gli elettori ed alla fine ci si puo' sentire stanchi. Pero' certi errori sono davvero troppo, specie se il primo ministro di uno dei paesi del G8 si dimentica la valigetta del governo in treno, con tanto di chiavi attaccate alla serratura di sicurezza. La vicenda in questione e' accaduta a Cameron questa settimana mentre viaggiava in treno per andare ad un matrimonio nello Yorkshire. Sara' stata la stanchezza o forse un po' di sbadataggine, fatto sta che la storica valigetta rossa che ha accompagnato tutti i primi ministri britannici degli ultimi secoli e' stata lasciata su un tavolino di un treno alla merce' dei passeggeri. Il contenuto? Diversi dossier sulla Siria, sullo scandalo Datagate, informazioni sui membri del governo, sulle operazioni militari in corso eccetera eccetera. A graziare il malcapitato e sbadato primo ministro e' stata la civiltà' del popolo britannico: i passeggeri infatti hanno recapitato il prezioso bagaglio agli oggetti smarriti. Per fortuna che non passavano malintenzionati di li' dunque. Forse sarebbe davvero il caso di fornire un portaborse al primo ministro, che gia' in altri casi e' risultato sbadato e con la testa tra le nuvole. Ricorderete infatti quando si dimentico' una delle figlie in un pub. Mentre pero' in quel caso si sarebbe potuto trovare solo una figlia sbronza al suo ritorno, in questo episodio della valigetta sarebbe potuto andare molto peggio. Per fortuna che tutto e' bene quel che finisce bene e che i segreti di Sua Maestà sono tornati al sicuro. Un clamoroso no al piano di invasione della Siria. E' questo il risultato della votazione della camera del Regno Unito sul piano di offensiva presentato dal governo. Cameron non convince e non riesce a mantenere compatto il suo schieramento. La votazione si e' conclusa con 272 voti favorevoli contro 285 contrari e 91 assenti. A pesare sono stati i 30 voti dei conservatori e gli 11 dei Liberal-Democratici contrari alla proposta del loro stesso schieramento. Le cause di questo rifiuto sono diverse, ma di sicuro le principali sono state la paura per un potenziale fallimento dell'operazione a lungo termine, il rischio di un "impantanamento" delle truppe in una guerra infinita nel Medio Oriente (come nei precedenti casi di Afghanistan e Iraq), la diminuzione di rispetto e stima verso gli Stati Uniti coinvolti nel gravissimo incidente diplomatico Datagate, le posizioni divergenti in Europa (unico si' della Francia di Hollande) e il monito di Iran, Russia e Cina che hanno ribadito la loro contrarieta' all'attacco e hanno fatto chiaramente intendere che una simile azione avrebbe avuto importanti ripercussioni. Vince dunque la paura e la precarieta', vincono Cina e Russia che si dimostrano capaci di spaventare l'occidente in declino, vincono i mussulmani che vedono il loro medio-oriente sempre piu' trasformato in una polveriera da utilizzare per manipolare le folle e vince il regime sanguinario di Assad che vede nei suoi alleati russi e cinesi i migliori difensori della sua dittatura. Perde la Gran Bretagna, che esce spezzettata politicamente e sempre piu' isolazionista sul piano globale, perde Cameron che non riesce a tenere compatta la sua coalizione di governo, perdono gli Stati Uniti che cedono alla prova di forza di Russia e Cina, perde la NATO, unione militare sfilacciata da troppi scandali e da un rapporto di forza imposto dagli Stati Uniti che sempre meno va a genio ad un'Europa che tenta di rialzarsi dopo quasi 70 anni dalla fine della seconda guerra mondiale, perdono i ribelli siriani che vedono sfumare l'aiuto dell'occidente, perde il medio oriente che ormai va sempre piu' conformandosi ad una dimensione rivoltosa ed instabile, e perde l'Unione Europea che ancora una volta dimostra la sua debolezza nel prendere una decisione unitaria, ed esce dunque disunita e sempre meno rilevante sul piano internazionale. Ben venga dunque la dittatura di Assad e che noi si resti pure a guardare inermi lo spettacolo assurdo del medio oriente in fiamme. MG Una fodera per l'asse da stiro, bavaglini per bebè, t-shirt e cartoline. Tutti oggetti di uso comune, di poco conto e dallo scarso valore simbolico. Oggetti che, nell'immaginario del partito conservatore britannico, possono tuttavia diventare un veicolo importante per l'eredità lasciata dall'ex primo ministro Margaret Thatcher. L'idea, poco formale ma senza dubbio originale, ha dell'incredibile: al congresso dei Tories di Manchester verranno presentati alcuni gadget con impressa l'effigie o alcune frasi simbolo dell'ex Iron Lady. La "Maggie Collection", così è stata battezzata, non vede d'accordo tutti gli esponenti del partito ma ha tuttavia riscosso l'approvazione dei vertici Tories: l'intento è quello di smussare e superare le reazioni seguite alla morte dell'ex leader britannica. La collezione comprende dunque una fodera per l'asse da stiro (e qui è chiaro l'ironico riferimento al nomignolo "Iron Lady") con stampata la celebre frase "Ciò di cui la Gran Bretagna ha bisogno è una lady di ferro". Ci sono poi bavaglini per bebè con la scritta "Sono straordinarimente paziente, purché si faccia come dico io", e una maglietta con la frase "Una battaglia potrebbe dover essere combattuta più di una volta per vincerla". E ancora, cartoline raffiguranti la celebre immagine della Thatcher a bordo di un carro armato ritoccata in uno stile che evoca i murales dello street artist Banksy. Insomma, una campagna tutta volta a rendere un'immagine più semplice e accessibile di Margaret Thatcher. Viene tuttavia da chiedersi cosa penserebbe dell'iniziativa la stessa Iron Lady che, nonostante qualche punta di sana (e geniale) ironia, ha sempre tenuto un'approccio molto pragmatico alle questioni di interesse nazionale. Ma forse, per noi italiani, la domanda principale è un'altra: se la stessa strategia venisse adottata nel Bel Paese, come ci sentiremmo di fronte ad un'asse da stiro col volto luciferino di Andreotti e la scritta "A pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca"? |
Archivi
October 2015
Categorie
All
|