Secondo i due giornali inglesi, a innescare la diatriba attacco-sì attacco-no sarebbe stata una telefonata tra Barack Obama e David Cameron, primo ministro Gb. I due leader avrebbero stabilito di decidere in 48 ore ipotizzando un attacco in massimo 10 giorni. Washington e Londra hanno già nella regione forze militari potenti. Gli Usa hanno schierato nel Mediterraneo (base dell'intera VI flotta) nelle vicinanze delle acque siriane 4 cacciatorpedinieri della classe Arleigh Burke armati ognuno con 96 missili da corciera Tomahawk in grado di colpire con estrema precisione bersagli a 2.500 km di distanza, gli stessi usati per martellare la Libia di Muammar Gheddafi nel 2011.
Alcune fonti statunitensi tuttavia smentiscono l'attacco-lampo: "Il presidente Barack Obama non ha preso alcuna decisione di passare all'azione sul piano militare". Secondo la Francia, l'Occidente deciderà "nei prossimi giorni", più precisamente "entro la settimana", quale risposta adottare: lo hanno affermato tanto il presidente Francois Hollande quanto il ministro degli Esteri, Laurent Fabius. Il primo ministro francese, Jean-Marc Ayrault, ha dichiarato alla tv pubblica France 2 che "la comunità internazionale non può lasciar passare questo crimine contro l'umanità".
Da domani, 27 agosto, gli ispettori Onu inizieranno a indagare sul presunto uso di gas nervino. Tuttavia da Washington, Londra e Parigi già arrivano i primi scetticismi: sarebbe troppo tardi per l'intervento, il regime, anche se ne avesse fatto usa, avrebbe già eliminato qualunque traccia.
FC